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Votare è un diritto e un dovere, ma a 5 milioni di italianx, che vogliono adempiere al proprio dovere, questo diritto non è concesso, o meglio, è concesso con inammissibili limitazioni .

Stiamo parlando del 10.5 % della popolazione fuorisede che per votare è costretta a tornare al proprio comune di residenza.

Questo significa:

• Dover comprare un biglietto di treno, aereo, autobus. Il che, oltre ad avere un impatto ambientale non indifferente quando si parla di quasi 5 milioni di persone, comporta ingenti spese economiche per le persone coinvolte. Soprattutto se si pensa al fatto che queste ultime sono in gran parte studenti/esse e/o lavoratori/trici al primo impiego, che è risaputo essere particolarmente precario in Italia.

Dover sopportare faticosi ed interminabili viaggi, in condizioni di inaccettabile scomodità dovute allo spostamento massiccio delle persone verso i comuni di residenza, in genere, da nord verso sud.

Dover prendere giorni di ferie o rimandare lezioni universitarie ed esami, visto che, non solo i fuorisede non possono votare dal comune di domicilio, ma rimane a discrezione di datori di lavoro e professori metterli nelle condizioni di poterlo fare non richiedendo la loro presenza il giorno prima e/o il giorno dopo le elezioni. La legge italiana non prevede delle disposizioni per facilitare loro lo spostamento.

• Ciò aggrava il problema dell’astensionismo soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. I dati mostrano che tra gli under-35 ad esprimere il proprio voto nelle ultime tornate elettorali è stato meno del 50%, soprattutto tra i giovani provenienti dal Sud Italia, che lavorano o studiano nelle grandi città del Nord e devono coprire grandi distanze e spendere molti soldi per poter partecipare alle elezioni, e spesso sono costretti a rinunciare.

• L’impossibilità di esercitare il diritto di voto a causa dell’impossibilità di tornare al proprio luogo di residenza rappresenta una violazione dell’articolo 1 della Costituzione, che sancisce la sovranità del popolo e il diritto dello stesso ad esercitarla nelle forme e nei limiti della carta costituzionale

• Si tratta di una evidente limitazione del diritto di voto tutelato dall’art.48 della Costituzione Italiana, che recita “il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”.

• Questi ostacoli a un dovere civico fondamentale per il funzionamento della democrazia rappresentano un’inaccettabile disuguaglianza, che costituisce un’evidente violazione del principio costituzionale espresso dall’art.3, secondo cui: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che […] impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Pur riconoscendo che quello relativo al voto dei/delle fuorisede è un problema strutturale causato dall’incapacità della legge italiana ad adattarsi alle trasformazioni sociali e culturali, e pur coscienti del fatto che può essere risolto solo da chi salirà al governo e avrà in mano il potere legislativo, la nostra campagna “un biglietto per un voto” si pone l’obiettivo di tamponare il problema del costo del viaggio che i fuorisede devono sostenere in questa tornata elettorale.

Gli sconti previsti dalle grandi compagnie di trasporti non bastano e se lo Stato non interviene per rendere possibile il voto ai fuori sede a costo zero, non ci rimane che fare un appello alla solidarietà collettiva per donare un biglietto che permetterà a tutte e tutti di esprimere il proprio voto.

Abbiamo deciso di chiamare la nostra rete Voto Scomodo perché rappresenta la nostra condizione di precarietà nel dover spendere denaro e spostarci per andare a votare. Scomodo perché siamo la minoranza demografica che non trova rappresentanza nelle politiche e nei partiti, perché vogliamo far emergere quanto la nostra generazione è stata trascurata negli ultimi vent’anni. Andremo a votare perché vogliamo riprenderci lo spazio sottratto, incidere e avere voce sul nostro futuro.

Vogliamo che le forze politiche dopo le elezioni si attivino per approvare il prima possibile una legge che permetta il voto fuori sede e chiediamo un impegno concreto affinché la nostra generazione sia consultata nelle future decisioni politiche. Non vogliamo più essere spettatori, ma protagonisti per costruire un futuro migliore sulla base dei nostri bisogni e dei nostri sogni.